lunedì 4 agosto 2014

Più strade, più traffico...

Vi consiglio la lettura di questo articolo che è la traduzione di quanto apparso sul numero di giugno dell'edizione US di Wired.

In realtà la notizia arriva da noi, alla "periferia dell'impero", con tre anni di ritardo, visto che l'articolo si basa su uno studio pubblicato nel 2011 e già commentato in quell'anno da Fastcompany.com (questo l'articolo).

La notizia è questa: costruire più strade non decongestiona il traffico, ma anzi, incentiva l'uso dell'auto e, quindi, aumenta il traffico.

Il sospetto che l'espansione delle infrastrutture stradali fosse un incentivo all'uso dell'auto, e quindi un moltiplicatore della congestione (e non un risolutore), già c'era... adesso c'è uno studio corposo, e molto ben documentato che lo conferma.


Uno dei due autori dello studio spiega in modo esaustivo in questo articolo il motivo di tale effetto indesiderato. In sostanza, non appena si apre un nuovo spazio, sia essa una corsia in più o una nuova strada, c'è subito la tendenza ad occuparla con i veicoli. E tale tendenza si esprime percentualmente di pari passo con l'incremento.

Aveva visto giusto Theodore Roosevelt agli inizi del Novecento quando, per sostenere la costruzione del canale di Panama, diceva “if you build it, they will come” ... o forse dobbiamo andare ancora più indietro, ad Aristotele ed all'horror vacui ? la natura rifugge il vuoto e così anche l'uomo... ?

Lo studio ha preso in esame centinaia di aree urbane del nord america ed ha verificato che ad ogni punto percentuale di aumento delle infrastrutture stradali corrisponde un uguale aumento del traffico.

Ma l'aspetto più inquietante della ricerca, a mio avviso, è l'analisi degli effetti sul trasporto pubblico:
gli investimenti sul trasporto pubblico non danno il ritorno sperato se esistono ancora spazi per il trasporto privato. Ciò significa che finchè c'è spazio, e finchè il costo è abbordabile, gli utenti tendono ad usare l'auto e non il mezzo pubblico, anche se la rete del trasporto pubblico è efficiente, veloce e capillare.
In conclusione, gli autori suggeriscono di aumentare il costo dell'opzione "privata" attraverso il "congestion pricing".
Per un paese come l'Italia, l'adozione di una politica di questo tipo sarebbe opportuna, se affiancata da piani seri di investimento nelle soluzioni di mobilità alternative (trasporto pubblico locale, ciclabilità, pedonalizzazioni) così da consentire un aumento - e non una diminuzione - dell'offerta di mobilità.


Voglio chiudere con un pensiero positivo. Come l'esperienza di Copenhagen dimostra, il principio "build it, and they will come" vale anche per le infrastrutture ciclabili.
Creare infrastrutture per le bici significa avere più bici e meno auto

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